La Nuova Sarmaplastik: viaggio nell’azienda di Macchiareddu che realizza sacchi in plastica per ogni uso
Poi, nel 1985, il trasferimento a Macchiareddu nelle aree del Consorzio industriale di Cagliari, dove la Nuova Sarmaplastik ha saputo rinnovarsi e diventare l’azienda che oggi esporta materiali polimerici flessibili in tutta Italia e all’estero. Uno stabilimento nella Quinta strada che si estende per 26.000 metri quadri, quindici dipendenti altamente specializzati che dal lunedì al venerdì si alternano in tre turni di lavoro e mezzo secolo di esperienza: sono i numeri del successo imprenditoriale della Nuova Sarmaplastik, legato anche alla continua ricerca scientifica e tecnologica per produrre materiali sempre più resistenti ed ecosostenibili. Salvatore Romano, amministratore unico dell’azienda, parla dei prodotti che dall’azienda di Macchiareddu partono alla volta di numerosi stabilimenti industriali di diverso genere sparsi per l’Italia e all’estero: “Sacchi per la raccolta della plastica, biocompostabli per la frazione organica, ma anche dotati di microchip per l’applicazione della tariffa puntuale sulla raccolta dei rifiuti: il nostro stabilimento non garantisce solo un’ampia produzione di film plastico personalizzato e studiato ad hoc per l’agricoltura, l’industria e la grande distribuzione, ma anche i sacchi per la raccolta differenziata. Produciamo un film termoretraibile di qualsiasi larghezza e spessore, con miscele adeguate all’impianto di confezionamento del cliente: qui da noi nascono gli imballaggi utilizzati per lo stoccaggio di acque minerali, conserve, scatolame, olio e lavanderie industriali, ma anche concimi e pellet”.
Macchinari sempre più performanti, materiali maggiormente resistenti pronti a soddisfare le esigenze future del mercato: nello stabilimento della Sarmaplastik sono in atto una serie di investimenti non solo per migliorare la produzione, ma anche per renderla sempre più rispettosa dell’ambiente. “Di recente abbiamo aderito alla prima comunità energetica di tipo industriale dell’Isola avviata dal Cacip – racconta Salvatore Romano -, crediamo che la cooperazione tra aziende possa dare grandi vantaggi sotto ogni punto di vista. La nostra azienda consuma 1 gigawatt all’anno, per quello abbiamo posizionato dei pannelli fotovoltaici sul tetto dei capannoni che contribuiscono a coprire una parte del fabbisogno energetico: siamo convinti che per risparmiare sui costi dell’energia il progetto della Cer sia la soluzione migliore”.